Un Fumara Everest che non si è mai fermato, il campionato di serie B2 che riparte dopo la parentesi della Coppa Italia. Le biancoblu saranno ancora una volta di scena al Palazzetto di Gossolengo (si gioca alle 20:30), il campo di casa dove solo sabato scorso si celebrava la qualificazione alle Final Four di Coppa. Un traguardo arrivato tra l’abbraccio del pubblico del paese, presente numerosissimo sugli spalti; un risultato che non ha potuto che regalare un’enorme soddisfazione alla schiacciatrice Sofia Cornelli cresciuta pallavolisticamente proprio a Gossolengo.
«È sicuramente una grandissima emozione: sono cresciuta in questo paese ed in questo momento stiamo facendo un percorso di squadra molto intenso ed impegnativo ma altrettanto bellissimo. Sono molto contenta dell’allenatore, della squadra e della società: insieme siamo arrivati a questo traguardo che dovremo affrontare nel migliore dei modi».
A differenza delle altre formazioni che hanno osservato due settimane di stacco dal campionato, intervallate da allenamenti congiunti, il MioVolley non ha mai staccato la spina. Un elemento che tuttavia non spaventano Cornelli e la squadra.
«Da una parte è un fattore che ci può mettere in difficoltà perché siamo più stanche delle altre squadre. Dall’altra parte quando ho saputo che avremmo giocato la Coppa Italia ero contenta perché, per me, non esserci mai fermate è stata una possibilità di non perdere mai ritmo del nostro gioco. Ci siamo allenate con l’obiettivo di vincere al sabato e la qualità degli allenamenti è stata molto alta».
La prossima avversaria del Fumara Everest occupa la quinta piazza nel girone F: un risultato che la formazione parmense ha saputo costruire tassello dopo tassello con una difesa piuttosto compatta. «Abbiamo incontrato Galaxy a inizio anno ed erano una squadra, sicuramente ora sono un’altra: hanno fatto un percorso di crescita, noi prepareremo al meglio la partita come fatto finora. Affronteremo la gara con grande determinazione mettendo in campo tutto quello che possiamo mettere. Come sono cresciute loro, siamo cresciute noi».